giovedì 16 aprile 2009

Nella rete




Ogni tanto ci penso.
Come farei senza?
Voglio dire, ci rendiamo conto di come internet ha cambiato le nostre vite? Basta pensare semplicemente a una decina di anni fa, non serve andare tanto indietro nel tempo, per rendersene conto.
Semplicemente pensare alla difficoltà attuale e all'epoca di:
- Trovare il testo di una canzone
- Reperire informazioni su qualsiasi aspetto burocratico
- Ripescare quell'episodio del cartone animato che ci piaceva tanto da piccoli
- Essere informati quasi in tempo reale di ciò che accade nel mondo
- Pianificare un viaggio senza l'uso di un'agenzia
Sono solamente le prime stupidaggini che mi vengono alla mente, ma ciò che non può essere negato è quanto comodo sia avere una risposta a quasi tutti i quesiti che la mente può formulare (perlomeno ai più semplici, dai) nel giro di qualche clic.
Più ci penso e più mi rendo conto che sembra una cosa fantascientifica almeno quanto la guida galattica per autostoppisti, eppure ci siamo dentro e, come molte meraviglie, troppo spesso lo diamo per scontato.
Grazie tecnologia e grazie a tutti i ricercatori che hanno permesso di avere questa comodità, il dono che ci avete consegnato, il tempo risparmiato, è il più bello che riesca ad immaginare.

martedì 7 aprile 2009

Sì, viaggiare.




Evitando le buche più dure diceva qualcuno e devo ammettere che ultimamente, anche e soprattutto grazie alla mia stupenda ragazza, mi è successo spesso, dandomi l'opportunità di lanciarmi in uno dei miei soliti vaneggi metafisici sul significato del "viaggio" e sul perchè certe persone (come me) lo adorino mentre altre lo reputino solo uno spreco di soldi (che magari starebbero meglio nel sessantunesimo paio di scarpe Louis Vitton, ma non perdiamoci in facili critiche).
Ciò che ne ho dedotto è stato, piuttosto logicamente, capire perchè a me piace viaggiare.
La motivazione principale è che il viaggio spezza una delle peggiori catastrofi di questo mondo, ovvero la Routine, impunita omicida di gran parte dei talenti e delle velleità dell'umanità, ma contro cui le mie crociate hanno un che di Donchischottesco (candidato a neologismo più brutto 2009 e già gran favorito).
Viaggiare, come dicevo, ti porta fuori dal tuo mondo, dalla tua vita, per trasportarti in mezzo ad altre vite completamente diverse dalla tua, a vedere posti finalmente lontani da ciò che i tuoi occhi sono abituati a vedere e, se ti va davvero bene, ad avvicinarti a culture, abitudini, tradizioni e non ultimo una lingua a te sconosciute o comunque tutt'altro che familiari.
E' questo che mi piace dei viaggi.
Per questo più lontano ho la possibilità di andare più contento sono, perchè ogni cosa riesce ad essere meravigliosa quando la vedi la prima volta. Anche ciò che hai sotto casa, certo, solo che non te ne ricordi più.
Per questo, forse purtroppo, tendo a snobbare un po' le tantissime cose che questa nostra Italia ha da offrirci perchè per quanto ne apprezzi la qualità sono rinchiuse in un luogo troppo uguale a quello dove vivo, perdendo di fatto tutto il fattore "altra dimensione" che condisce di stupore qualsiasi cosa vista in un'ambiente del tutto diverso.
Ciò non toglie che, per quanto possa essere alla fine solo un delizioso capriccio psicologico continuerò a viaggiare e spalancherò gli occhi di fronte a qualsiasi cosa mai vista con lo stupore di un bambino perchè è questo il cibo che nutre il mio spirito e lo mantiene vivo.
Prossimo obiettivo dichiarato: New York!