mercoledì 8 dicembre 2010

Di nuovo dicembre


Rieccoci qui.
Di nuovo vicini alla fine di un altro anno e mentre dilaga una pilotata smania natalizia è ancora tempo di bilanci e revisioni dell'anno trascorso, di innumerevoli classifiche sul meglio e il peggio dei 12 mesi (quasi) passati e di nostalgiche rivisitazioni.
Ma questo 31 dicembre non chiuderà solamente l'anno in corso, ma anche un decennio battezzato dalla paura di quel millenium bug che poi non si è rivelato niente di così eclatante.
E quando parliamo di un decennio ci si riferisce a un tempo così lungo da essere difficile anche solo da immaginare e ad una serie di avvenimenti compresi in esso veramente mastodontica, al punto che anche cercando di ricordarli sicuramente lasceremmo fuori qualcosa.
Sì perchè questo decennio è stato quello che si è aperto con il terribile attentato alle torri gemelle, ma anche quello che ha sconvolto l'america con il primo presidente di colore. E' stato il decennio in cui la più improbabile Italia di calcio ha resistito fino in fondo, arrivando alla coppa del mondo, in cui la recessione si è espansa a tutto l'occidente e ha fatto danni imprevedibili, in cui i media hanno tentato di inculcarci timori esagerati per pandemie quali mucca pazza, aviaria, suina, che poi sono scomparse nel nulla.
In questo periodo sono sorti dei capolavori del cinema come la trilogia del signore degli anelli, Inception, (per certi versi) Avatar e abbiamo assistito alla diffusione a macchia d'olio della tecnologia 3d.
Internet ha assunto un ruolo sempre più importante e i social network sono passati da fenomeno di nicchia a bisogno quasi primario, mentre la tecnologia faceva passi da gigante e assieme ai gioelli apple (Iphone e ipad) gli smartphone hanno invaso il mercato.

Questo solo per dare una piccola occhiata all'esterno.
Se volessimo guardare all'interno, invece, per quello che mi riguarda i cambiamenti sarebbero ancora più sconvolgenti, tanto che se incontrassi il me stesso di dieci anni fa probabilmente farei fatica a riconoscermi.

E allora godiamoci questi ultimi botti del decennio che si sta per concludere, con la certezza che quello nuovo saprà emozionarci e stupirci ancora di più.
E dal lato personale in anticipo sui buoni propositi di fine anno mi pongo un solo obiettivo.
Tra dieci anni riuscire a dire la stessa cosa.
Che non mi riconoscerei, da quanto sono cresciuto.

martedì 2 novembre 2010

Scrivere per sè stessi o per gli altri?


Credo che si tratti di un dubbio che prima o poi qualsiasi scrittore si trova ad affrontare, dall'autore di Best seller allo scribacchino di strada come me (anche se la strada, in questo caso, è telematica), se ciò che si sta scrivendo viene fatto per soddisfare la bestia creativa che è dentro ogni scrittore e che si nutre di frasi trasposte su carta o web o se si scrive per il gusto di soddisfare il proprio pubblico.
Credo anche che sia chiaro lo scopo di questo blog e per quanto rispetti i miei pochi, ma fedeli lettori, credo che anche loro sappiano che non è questo lo spazio per compiacerli e di certo non è il luogo dove il gande pubblico troverà quello che vuole.
La tana del Nardo, come già detto in passato, è quel piccolissimo angolo del cyberspazio che posso chiamare casa, dove mi piace annotare, come da incipt, quello che mi passa per la mente in quel momento e magari rileggerlo mesi dopo per andare a rievocare vecchie sensazioni.
Ovviamente sono più che contento se qualcuno ha piacere a condividere queste emozioni con me, ma ci tengo a precisare che quando scrivo qui lo faccio con la maggior naturalezza possibile, senza filtri e senza stare a riflettere troppo su quello che metto giù.
Si potrebbe definire Liscio.
Ciò non toglie però, che una volta soddisfatto questo bisogno, anch'io senta a volte la suddesta bestia dentro di me reclamare popolarità e i ricordi vanno veloci a quando scrivevo recensioni di libri o film e il sapere che qualcuno leggeva e talvolta apprezzava i miei articoli mi riempiva di soddisfazione.
Da questo deriva la mia scelta, ultimamente, di scrivere anche per un pubblico più ampio, vasto, se possibile, quanto la rete intera.
Ho trovato un sito consono ai miei bisogni, che pubblica senza problemi i miei articoli e gli da una visibilità molto buona nei motori di ricerca, senza chiedere nulla in cambio, se non una quota di eventuali ritorni pubblicitari.
Ecco allora che nello scoprire che in 3 giorni circa 90 persone hanno letto un mio articolo sul futuro delle televisioni 3D o che qualcuno ha dato il massimo dei voti alla mia recensione di Inception fa calmare per un attimo la sete di soddisfazione del mio ego.
Non preoccupatevi, comunque, non ho nessuna intenzione di smettere di scrivere qui, nè di farmi accecare da una effimera "popolarità", semplicemente volevo condivire questo pensiero e se qualcuno volesse leggere una versione diversa di me la trova Qui

lunedì 4 ottobre 2010

Nostalgia canaglia


Una delle cose che ho sempre criticato a molte persone (Chissà con che diritto poi) è una scarsa apertura mentale nei confronti delle novità.
In particolare, mi ha sempre un po' infastidito quel fenomeno insito nelle profondità del subconsio umano, che io chiamo "Alla Paolo Limiti", che ci porta a pensare che le cose belle siano solo quelle già avvenute e che nulla di quello che verrà potrà nemmeno avvicinarsi.
E' lo stesso meccanismo per cui ci si innamora di un album o di un film e poi si rimane inevitabilmente delusi dal seguito, in fin dei conti semplicemente perchè è diverso da ciò che ci era così tanto piaciuto e che ci aspettiamo, inconsciamente di rivedere.
Devo essere onesto ed ammettere che con il passare del tempo (o degli anni se vogliamo) tendo ad essere anch'io tentato da questo tranello della psiche, come quando penso che non ci sarà mai un altro Matrix (ma, ammettiamolo, Inception ci va quasi vicino) o un videogioco alla pari di Final Fantasy VII o un libro più bello del Signore degli anelli.
La verità è che è sempre più difficile mettersi in gioco e cercare di scovare la bellezza in qualcosa che non si conosce, piuttosto che adagiarsi sulla venerazione di opere del passato e frequentemente mi ritrovo intrappolato anch'io in questo ozio mentale.
L'ultimo esempio l'ho avuto con un nuovo software della ps3 che ti permette di scegliere on demand centinaia di video musicali di canzoni a tua scelta e di visualizzarli in streaming con una velocità ottimale, permettendoti di avere, di fatto, un canale tipo Mtv in cui detti tu la scaletta.
Secondo voi ho colto l'occasione per aggiornare la mia conoscenza musicale o mi sono buttato a pesce sulle canzoni rock anni '80 lamentandomi che ce n'erano troppo poche in confronto con quelle più recenti?
Eh sì, è una delle cose su cui devo lavorare...
Ho amato i Beatles dalla prima volta che li ho sentiti, ma qualcosa di buono ci dovrà essere anche nei contemporanei, no?
Almeno diamogli una chanche.


mercoledì 1 settembre 2010

Parole sante

Questa volta, come altre in passato, lascio spazio alle parole di altri, perchè a volte ti capita di sentire una canzone o di guardare un film e pensare "E' proprio così, quel tipo ha davvero ragione!".
Io l'ho pensato la prima volta che ho sentito questo pezzo e continuo a pensarlo ad anni di distanza dalla sua sottovalutatissima uscita.
E allora largo allo strano trio:


venerdì 30 luglio 2010

Alla scoperta di Praga


Eccoci qui. Altro mese e altro viaggio, devo dire che non posso proprio lamentarmi di queste vacanze estive. Quanto ormai mi ero quasi rassegnato a trascorrere i 15 giorni di ferie in zona, ecco che spunta all'orizzonte un last minute davvero interessante verso una capitale europea in cui non ero ancora stato (in realtà è stato il frutto di ore di ricerca ma facciamo finta di niente).
E allora si parte! Devo ammettere che ero un po' titubante nei confronti della cittadina in questione, certo, tutti me ne parlavano bene, ma conoscendo la mia passione per le metropoli temevo di rimanere un po' deluso. Fortunatamente non è stato affatto così.
Praga infatti è una città fantastica, interessante e piacevole, soprattutto dal punto di vista architettonico (ad una prevalenza di ottimo stile gotico si affiancano barocco, vittoriano e persino tentativi di applicazione del cubismo all'edilizia!), ma anche per quanto riguarda i musei (non molti ma con contenunti eccellenti) e la vita sociale (pub e locali di ogni tipo in cui godersi una o più birre a costi ridicoli o ascoltare della buona musica live).
Se aggiungiamo a tutto questo una rete di trasporti efficente e capillare (tram, metro e bus) ed il fatto che quasi tutti parlano o capiscono l'inglese, arriviamo semplicemente alla conclusione che si tratti di una meta che merita certamente di essere visitata.
A me ha colpito particolarmente la cattedrale gotica all'interno del castello, bellissima ed imponente, ma sono davvero molti i punti di interesse da visitare ed è un percorso sempre piacevole, circondati dalla magia di questa città così diversa da quelle a cui siamo abituati ,che però non manca di fornirci ogni comfort e comodità che il turista potrebbe aspettarsi.
Curiosità finale: lì è diffusissimo il Segway, addirittura noleggiabile come mezzo di trasporto adatto per muoversi in città!

domenica 27 giugno 2010

London calling


Eh sì, l'evento più degno di narrazione del mese scorso è stato il mio ritorno a Londra con Elena. Entrambi eravamo già stati nella città, per cui abbiamo cercato di vedere alcune cose magari un po' più particolari rispetto alle solito mete turistiche e devo dire che ci siamo riusciti!
Londra resta sempre un bel vedere, una città che affianca rispetto e conservazione della sua storia alla sua progressiva trasformazione in metropoli dei giorni nostri, risultando così un luogo pieno di attrazioni da visitare, ma al tempo stesso vivo e pulsante (il paragone scomodo che viene in mente è la nostra Venezia, pur con le ovvie diversità urbanistiche).
E allora spazio a cose "alternative", come sorseggiare una vodka in un pub fatto completamente di ghiaccio nel sottosuolo, oppure mangiare dell'ottimo sushi in un ristorante in cui il menu viene proiettato secondo le tue richieste su un tavolo/schermo, con tanto di immagine del cibo che andrai ad ordinare e videogiochi per ingannare l'attesa!
E poi visita ai sempre apprezzabili musei di storia naturale e scienza, un pò di ristoro per gli occhi con la vista di qualche quadro e l'immancabile gita da Hamley's con tanto di orsetto creato per l'occasione che ci siamo portati a casa (vestito da Batman!).
Il tutto condito da viaggi in metropolitana alternati a lunghe passeggiate, più di una visita alla spettacolare piccadilly circus e una cena all'hollywood planet sotto l'han solo nella graphite usato per L'impero colpisce ancora.
Ottima vacanza, dunque, e meta consigliatissima che, nonostante le mie paure di delusione ora che ho visto New York, continua a mantenere tutto il suo fascino.

venerdì 21 maggio 2010

Sempre meno.

All'inizio era un aggiornamento al giorno.
E frasi di scuse se per caso uno saltava.
Poi quasi ufficialmente siamo passati ad uno a settimana.
Poi i primi ritardi.
Ora sembra che il ritmo sia di nuovo calato. Uno al mese.
Ci stiamo avviando verso la fine?
Io non credo.
Mi rendo bene conto che sembrerebbe quello l'andazzo e ne ho visti parecchi di blog seguire questo stesso cammino per poi sparire nel nulla o restare immobili su delle scritte impolverate dal trascorrere di un anno.
Io non so quanto andrò avanti, non riesco a prevederlo, ma per il momento la voglia di scrivere c'è ancora, così come la gioia che provo rileggendo i vecchi post e rivivendo le sensazioni di quando li ho scritti.
Per cui mi spiace, ma se c'è qualcuno che ogni tanto passa per questi luoghi mi sa che mi dovrà sopportare ancora per un bel po'.

martedì 20 aprile 2010

Addio mio fidato destriero


Potete ripetermelo quante volte volete che era solo un mezzo, un insieme di plastiche e metalli costruito all'unico scopo di portarci da un luogo ad un altro, un misero guscio da utilizzare fino allo stremo e poi cambiare senza rimpianto.
Quando la tristezza sarà passata riderò di queste parole.
In realtà, da quando il motore ha deciso di abbandonarmi nel bel mezzo dell'autostrada all'ultimo saluto prima di venderne, dopo aver cercato fino all'ultimo altre soluzioni, i resti, mi sono reso conto che mi ero affezionato a questa macchina ad un livello ben oltre il dovuto.
Ad onor del vero, bisogna dire che il suo cambiamento l'avevo premeditato già da un po' di tempo, ma ogni volta trovavo una scusa qualsiasi per posticiparlo perchè la verità è che separarsi da questo gioiellino è sempre stato difficile.
Un po' per i ricordi che inevitabilmente vi si legano in 5 anni di convivenza, un po' per quell'aspetto così particolare che adoravo e, sicuramente, in parte anche per il simbolismo del passare da una macchina così giovanile a una più "familiare", lottando con quella sindrome di peter pan che non vorremmo abbandonare mai.
L'unica cosa che posso dire adesso è che è stata una convivenza fantastica e per quanto scomoda avesse potuto essere, per quanto amaro sia stato l'addio a soli 80.000 km, è stata senza dubbio il miglior compagno di viaggio a quattro ruote avuto finora.
Per cui, come le ho sussurato nel nostro ultimo incontro, non resta che salutarla e ringraziarla di tutto. Magari non sono stati tanti i kilometri assieme, ma sono stati incredibili.

giovedì 25 marzo 2010

Che fretta c'era?


Per quanto io non sopporti il caldo e sia, invece, un amante delle stagioni più fredd,e questa volta non mi accodo alla cara Loretta Goggi e accolgo volentieri questi primi assaggi di primavera che marzo ci sta fornendo.
Dopo un inverno dei più freddi degli ultimi anni, con frequenti e fastidiose nevicate cittadine, è quasi un sollievo riconciliarsi con un sole che ormai ricordavamo a stento.
E, in fondo, la primavera porta in dote due possibilità che adoro, moto e sport all'aperto, assieme ad una serie di profumi e colori unici che ne fanno, in questo momento, la benvenuta.
E allora buttiamoci in questa "nuova" stagione, sperando di avere allontanato catene da neve, sciarpone e freddo almeno per un po' di tempo.
Almeno per quel numero di mesi necessari a farcene sentire la mancanza.
Adoro l'alternanza delle stagioni alla nostra latitudine :)

lunedì 15 marzo 2010

Felicità


Eh già, felicità.
Argomento complesso.
A volte pare proprio che una vita per raggiungerla sia un tempo del tutto inadeguato, da quanto è sfuggevole. Per non parlare del fatto che la sua caratteristica forse più netta è quella di durare sempre troppo poco.
E allora che fare?
Innanzitutto bisogna allenarsi a riconoscerla quando la si vede, il che è molto meno scontato di quanto possa sembrare.
L'altro giorno, ad esempio, riflettevo su quante volte ti capita di fare il punto sulla tua vita e pensare che al momento potresti ritenerti felice perchè hai un sacco di quelle cose che contanto davvero, però al tempo stesso hai degli obiettivi che vorresti raggiungere, per cui fino a che non li porti a termine come puoi dirti completamente felice del tuo stato attuale?
La chiave di tutto, forse, è che la felicità si raggiunge proprio nella ricerca della stessa.
Pensiamoci un attimo. Se raggiungessimo improvvisamente tutti i nostri traguardi e miracolosamente soddisfassimo al tempo stesso tutti i nostri bisogni cosa ci spingerebbe ad andare avanti?
Uno scopo non è forse un bisogno fondamentale come tanti altri? E la sua assenza improvvisa non potrebbe, ipoteticamente, condurci presto dalla situazione di felicità assoluta ad una rapida depressione?
Tenere a mente queste considerazioni magari non ci aiuterà nei momenti più negativi che purtoppo ogni persona è destinata ad affrontare, ma sicuramente ci può dare una mano quando pensiamo che quel miraggio di felicità che non riusciamo a raggiungere è, proprio per questo, molto più vicino di quanto crediamo.

mercoledì 3 marzo 2010

Bad beat



Avrò segnato undici volte canestri vincenti sulla sirena, e altre diciassette volte a meno di dieci secondi alla fine, ma nella mia carriera ho sbagliato più di novemila tiri. Ho perso quasi trecento partite. Trentasei volte i miei compagni mi hanno affidato il tiro decisivo e l'ho sbagliato. Nella vita ho fallito molte volte. Ed è per questo che alla fine ho vinto tutto.
Michael Jordan

Quando perdi non perdere anche la lezione.
Dalai lama.

Il trionfo è come un mosaico, senza le tessere nere non avrebbe alcun significato.
Alessio Zavan

Tre citazioni di personaggi più o meno illustri (...) che portano un unico filo conduttore, che è anche uno degli insegnamenti senza i quali, a mio avviso, non si può arrivare lontano in qualsiasi disciplina, così come nella vita stessa.
La sconfitta, per quanto spiacevole, è una parte fondamentale del gioco e non va temuta, ma affrontata con coraggio e voglia di imparare, a volte persino bramata, perchè alcune importantissime indicazioni potranno pervenirci soltanto da essa.
Io stesso devo imparare a ricordarlo più spesso.

venerdì 19 febbraio 2010

Ogni scherzo è valso


Anche questo carnevale è passato, portando con se galani, frittelle, ma soprattutto l'ormai consueta uscita a Venezia per sfoggiare i nostri costumi rigorosamente fatti in casa. Quest'anno ci siamo cimentati in un'opera di gruppo (composto da ben 15 elementi) raffigurante Alice nel paese delle meraviglie, io, ovviamente, ero il Cappellaio matto :)
Devo dire che l'esperienza è riuscita anche a superare il già ottimo carnevale dello scorso anno , con il popolo veneziano che ci ha lusingato per tutta la giornata con foto, apprezzamenti e complimenti, al punto da inebriarci.
Le foto in particolare sono stata la parte più divertente, non riuscivamo a fare più di due metri che qualcuno ci chiedeva se poteva scattarcene una e, appena tutto il gruppo si radunava in posa, comparivano talmente tante macchine fotografiche affiancate al richiedente da far sembrare la sfilata sul tappeto rosso di Cannes un esibizione da dilettanti.
E così invece dei Wharoliani 15 minuti di celebrità la soddisfazione per il nostro ego è durata alcune ore e devo ammettere che è stata davvero un'ottima sensazione.
Poco importa, alla fine se il viaggio del ritorno è stato caotico e lunghissimo a causa della saturazione della povera Venezia, una giornata così valeva ogni attimo di quella sofferenza.

sabato 30 gennaio 2010

Avatar sì, Avatar no


Ho visto il colossal più ricco della storia (sia, probabilmente per spesa, sia per incassi che hanno battutto, a quanto pare, anche Titanic) e sono ancora combattuto sul dare un giudizio a quest'opera. Se la esaminiamo da un punto di vista puramente tenico non ci sono dubbi, Avatar è un capolavoro. Un'esibizione continua di quei muscoli che la tecnologia odierna è in grado di ostentare, nella forma di una grafica 3d pulita e variopinta (ed incredibilmente "realistica"), nelle espressioni riprodotte dal motion capture che fanno credere di ritrovarsi di fronte a veri attori blu alti più di due metri e nella lavorazione delle immagini per creare un'effetto tridimensionale con una nitidezza e una cura che mai si era vista finora.
Allora cosa non convince?
Non convince tutto quello che riguarda la parte narrativa del lungometraggio, ovvero sceneggiatura, dialoghi, colpi di scena (o loro assoluta mancanza) e caratterizzazione del tanto osannato Pandora.
Mi spiego meglio. Cameron ci ha messo 12 anni per realizzare questo film, chiamando a raccolta biologi, linguisti e studiosi vari da tutto il mondo per creare un pianeta e spiegarne per filo e per segno il funzionamento di qualsiasi cosa venisse mostrata sullo schermo. Un impegno del genere, quasi maniacale, conduce sicuramente al rispetto per l'opera, ma in tutta questa esasperante ricerca della precisione Cameron sembra lasciare da parte la fantasia.
E allora ecco che gli indigeni sono così umanoidi nelle loro usanze e gesti che la storia potrebbe essere stata ambientata tranquillamente in una riserva indiana con pochissime modifiche alla sceneggiatura.
Sembra quasi che Cameron abbia voluto creare per lo spettatore un ambiente familiare, portarlo in una realtà sì diversa, ma che in fondo non lo fosse tanto da disorientarlo (alieni a migliai di anni luce che si baciano come noi? ma per piacere...), in modo che tutti i clichè presenti nella storia lo facessero sentire a casa sua anche in questo pianeta lontanissimo.
La sceneggiatura, inoltre, per ammissione dello stesso regsita è quanto di più classico ci possa essere, con il risultato di risultare banale e prevedibile per i cinefili più smaliziati, sempre in attesa di un colpo di scena o di una svolta che non arrivano mai.
Ultima nota dolente sono i dialoghi, troppo sterili e poco epici per un colossal di questa portata (si veda il classico discorso prima della battaglia finale) e di cui ben poco pare destinato ad essere ricordato (anche se Cameron ci prova spudoratamente con il tormentone "Io ti vedo").
Avatar, quindi, resta per me più che altro un'ottima occasione sprecata per fare un grande film di fantascienza, risultando in realtà, probabilmente, il miglior effetto speciale finora della storia del cinema, ma mancando di quel qualcosa che ti fa ricordare come un capolavoro.
Come dire che guerre stellari o il signore degli anelli sono su un altro pianeta che non si chiama Pandora...

venerdì 22 gennaio 2010

E sono 29...


La prima reazione è qualcosa del tipo "No, dai, ma stiamo scherzando? Ho finito le superiori ieri!", poi ci pensi bene e ti rendi conto di quante cose sono successe, di quanti ricordi hai maturato nel tempo e di quanto sei cambiato tu e ti rendi conto che tutto quel tempo non solo è davvero passato ma l'hai vissuto attimo dopo attimo.
E allora ti accorgi di quanto importante sia avere ancora una possibilità, avere un'ultima cartuccia da sparare prima del traguardo, psicologico senz'altro, ma non privo di valore dei Trenta.
E pesi il valore di questa cartuccia dal peso specifico di 12 mesi.
Una vita se usati bene, un battito di ciglia se sprecati.
Un tempo più che sufficiente, in ogni caso, a fare ulteriori cambiamenti. Una persona veramente grande, ma quante poche ce ne sono, in tale periodo riuscirebbe a cambiare, nel bene o nel male, il mondo. Io non ho simili ambizioni, ma ho i miei progetti e qualche svolta la voglio fare prima dei 30, perchè alla fine è solamente a questo che servono i traguardi, a motivarci giorno dopo giorno fino al raggiungimento degli obiettivi.
Perchè, per quanto possa sembrare ovvio, per quanto semplice o impossibile possa essere l'obiettivo da raggiungere è sempre valida una regola:

Il difficile non è fissare il traguardo o trovare la forza per muovere i primi passi. Il difficile è mantenere quella forza inalterata per tutto il cammino.

domenica 3 gennaio 2010

Il ritorno dello jedi


Finalmente.
E' la parola che più di tutte sintetizza le mie sensazioni.
Questo esilio dal cyberspazio è sembrato eterno, anche se alla fine è durato meno di due mesi, e finalmente le crisi, ormai giornaliere, di astinenza sono solamente un lontano ricordo.
Ah, piccola grande rete, quanto ci hai viziato, quanto sei riuscita ad avvolgerci nelle tue fitte trame al punto da diventare un insostituibile compagno giornaliero di cui sentire così tanto la mancanza.
Tutto è bene quel che finisce bene, comunque, e quindi eccomi qui, a scrivere da quella che fisicamente è la nuova tana del Nardo, ovvero la mia nuova casa, decisamente soddisfatto del cambiamento e pieno di aspettative per questo giovane 2010 che muove i primi tremolanti passi.
La lista dei buoni propositi è ancora da compilare, visto che sono appena rientrato da un fitto capodanno montanaro a base di salsiccia, snowboard e kart sul ghiaccio, ma la farò al più presto perchè si sa che anche gli anni, come tutti, ti danno qualcosa solo se tu dai loro qualcosa in cambio.
Molto karmico, ma veritiero.
Buon anno a tutti quanti, vi auguro che i vostri desideri possano realizzarsi in quest'anno ancora più che in quelli scorsi.
Non scordate di compilare la vostra lista però! :)