sabato 30 gennaio 2010

Avatar sì, Avatar no


Ho visto il colossal più ricco della storia (sia, probabilmente per spesa, sia per incassi che hanno battutto, a quanto pare, anche Titanic) e sono ancora combattuto sul dare un giudizio a quest'opera. Se la esaminiamo da un punto di vista puramente tenico non ci sono dubbi, Avatar è un capolavoro. Un'esibizione continua di quei muscoli che la tecnologia odierna è in grado di ostentare, nella forma di una grafica 3d pulita e variopinta (ed incredibilmente "realistica"), nelle espressioni riprodotte dal motion capture che fanno credere di ritrovarsi di fronte a veri attori blu alti più di due metri e nella lavorazione delle immagini per creare un'effetto tridimensionale con una nitidezza e una cura che mai si era vista finora.
Allora cosa non convince?
Non convince tutto quello che riguarda la parte narrativa del lungometraggio, ovvero sceneggiatura, dialoghi, colpi di scena (o loro assoluta mancanza) e caratterizzazione del tanto osannato Pandora.
Mi spiego meglio. Cameron ci ha messo 12 anni per realizzare questo film, chiamando a raccolta biologi, linguisti e studiosi vari da tutto il mondo per creare un pianeta e spiegarne per filo e per segno il funzionamento di qualsiasi cosa venisse mostrata sullo schermo. Un impegno del genere, quasi maniacale, conduce sicuramente al rispetto per l'opera, ma in tutta questa esasperante ricerca della precisione Cameron sembra lasciare da parte la fantasia.
E allora ecco che gli indigeni sono così umanoidi nelle loro usanze e gesti che la storia potrebbe essere stata ambientata tranquillamente in una riserva indiana con pochissime modifiche alla sceneggiatura.
Sembra quasi che Cameron abbia voluto creare per lo spettatore un ambiente familiare, portarlo in una realtà sì diversa, ma che in fondo non lo fosse tanto da disorientarlo (alieni a migliai di anni luce che si baciano come noi? ma per piacere...), in modo che tutti i clichè presenti nella storia lo facessero sentire a casa sua anche in questo pianeta lontanissimo.
La sceneggiatura, inoltre, per ammissione dello stesso regsita è quanto di più classico ci possa essere, con il risultato di risultare banale e prevedibile per i cinefili più smaliziati, sempre in attesa di un colpo di scena o di una svolta che non arrivano mai.
Ultima nota dolente sono i dialoghi, troppo sterili e poco epici per un colossal di questa portata (si veda il classico discorso prima della battaglia finale) e di cui ben poco pare destinato ad essere ricordato (anche se Cameron ci prova spudoratamente con il tormentone "Io ti vedo").
Avatar, quindi, resta per me più che altro un'ottima occasione sprecata per fare un grande film di fantascienza, risultando in realtà, probabilmente, il miglior effetto speciale finora della storia del cinema, ma mancando di quel qualcosa che ti fa ricordare come un capolavoro.
Come dire che guerre stellari o il signore degli anelli sono su un altro pianeta che non si chiama Pandora...

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