martedì 14 febbraio 2012

... e tutti vissero felici e contenti

Qualcuno, di particolarmente cinico e disilluso, potrebbe dirvi che i sogni sono per quelli che dormono. Questo ipotetico qualcuno, potrebbe continuare dicendovi che le favole non esistono e sono solo sterili prodotti della fantasia, creati per fare addormentare i bambini. 
Io, però, ne conosco tante di favole.
Conosco quella della scrittrice che a 35 anni scrive un libro che le pare interessante, ma viene derisa da diversi agenti, salvo infine trovarne uno che accetta di proporlo a tre diverse case editrici, che lo bocciano senza appello. Ora quella ragazza è la donna più ricca della Gran Bretagna (sì, proprio di un paese in cui c'è una regina).
Ne conosco un'altra che parla di un'azienda finlandese, creata da tre ragazzi con la passione dei videogiochi, i cui primi 51 giochi sono stati fiaschi sempre più grossi e il cui cinquantaduesimo gioco parla di uccelli arrabbiati.
L'ultima che voglio citare parla di un ventitreenne nato a Taiwan con la passione per il basket, che è stato scartato per tutta la sua vita da ogni possibile spiraglio che tale disciplina avesse da offrire ed è arrivato a pagarsi l'università (Harvard, mica una qualsiasi), pur di continuare ad inseguire il suo sogno. E alla fine ci arriva al basket che conta, come terzo playmaker di New York, destinato a scaldare la panchina più che altro, ma capita che quando, quasi per casualità, arrivi il suo turno di entrare in campo nessuno abbia più il coraggio di richiamarlo fuori. 
E capita anche che contro i Lakers di un tale Kobe Bryant il ragazzo in questione ne faccia 38 di punti. 
Se vi dovesse capitare di incontrare il signore di cui sopra e vi dicesse davvero quelle cose, limitatevi a sorridere.

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